Shadowhunters. Le origini. L'Angelo

di Cassandra Clare (1° libro di 3 - Trilogia prequel The Infernal Devices )

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    Shadowhunters. Le origini L'Angelo
    di Cassandra Clare



    Titolo: Shadowhunters - Le Origini. L'angelo
    (The Clockwork Angel)
    Autore: Cassandra Clare
    Editore: Mondadori
    Pagine: 480
    Prezzo: 17,00€
    data di uscita prevista: 7 giugno 2011



    Il tanto atteso prequel della trilogia Shadowhunters è un susseguirsi di colpi di scena talmente inquietanti da non far dormire la notte

    Tessa Gray, orfana sedicenne, lascia New York dopo la morte della zia con cui viveva e raggiunge il fratello ventenne Nate a Londra. Unico ricordo della vita precedente, una catenina con un piccolo angelo dotato di meccanismo a molla appartenuto alla madre. Quando il fratello maggiore scompare all’improvviso, le ricerche portano la ragazza nel pericoloso mondo sovrannaturale della Londra vittoriana. Rapita, ingannata, imprigionata, e infine salvata da due Shadowhunters, Will e Jem, Tessa viene a sapere che gli Shadowhunters discendono dall’angelo Raziel, che li ha dotati di speciali poteri e li ha destinati a combattere i demoni, nonché a mantenere l’equilibrio tra i Nascosti (lupi mannari, fate, vampiri e stregoni) e tra questi ultimi e gli umani. Scopre anche di avere la straordinaria capacità di trasformarsi e assumere l’aspetto di altre persone, ma dovrà fidarsi degli Shadowhunters e unirsi a loro nella lotta contro i demoni per poter imparare a controllare i propri poteri e riuscire finalmente a ritrovare Nate.

    The Mortal Instruments Series
    1. City of Bones - Shadowhunters. Città di Ossa
    2. City of Ashes - Shadowhunters. Città di Cenere
    3. City of Glass - Shadowhunters. Città di Vetro
    4. City of Fallen Angels (da leggere dopo The Clockwork Angel)

    The Infernal Devices Trilogy
    1. The Clockwork Angel - Shadowhunters - Le Origini. L'angelo
    2. The Clockwork Princess
    3. The Clockwork Prince

    Edited by Buffy_Victoria - 10/5/2011, 16:45
     
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  2. …Reira…
     
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    Ecco cosa ho trovato io:...

    The Clockwork Angel





    La magia è pericolosa, ma l’amore è ancora più pericoloso

    Quando ha 16 anni Tessa Grey attraversa l’oceano per trovare suo fratello, la sua destinazione è l’Ighilterra, il tempo è il regno della regina Victoria, e qualcosa di terrificante l’attende nella Londra Nascosta, dove vampiri, stregoni e altre creature sopranaturali assediano le vie illuminate dal gas. Soltanto gli Shadowhunters, i guerrieri dedicati a sconfiggere il mondo dei demoni, mantengono l’ordine nel caos.

    Rapita da delle misteriose sorelle oscure, membre di un’organizzazione segreta chiamata Il Pandemonium club, Tessa imparerà molto presto che lei stessa è un nascosto con una rara abilità: il potere di trasformarsi, a suo volere, in un’altra persona. Tanto più quando il Magister, la figura oscura che fa funzionare il Club, non si fermerà di fronte a nulla per reclamare il potere di Tessa per se.

    Meno amichevole e perseguitata, Tessa trova rifugio presso gli Shadowhunters dell’istituto di Londra, che giurano di trovare suo fratello se userà il suo potere per aiutarli. Presto si troverà affascinata – e dilaniata – da i due suoi migliori amici: Jem, la cui fragile bellezza nasconde un segreto mortale, e Will occhi blue, il cui spirito caustico e gli atteggiamenti volubili nella sua vita trattengono tutti a distanza… tutti eccetto Tessa. Poichè la loro ricerca li spinge in fondo al cuore di un arcano complotto che minaccia di distruggere gli Shadowhunters, Tessa si rende conto che dovrà sceglie tra salvare suo fratello e aiutare i suoi nuovi amici a salvare il mondo, e quell’amore che potrebbe essere la magia più pericolosa di tutte.



    Ecco la Sinossi originale presa dal fansite della Clare The Clockwork Angel – Sinossi

    “Ecco per tutti voi, la sinossi ufficiale del nuovo lavoro di Cassandra. Questo libro ha sempre a che fare con il mondo soprannaturale che abbiamo adorato in Mortal Instruments, anche se i personaggi che tanto amiamo non saranno presenti (fatta eccezione per Magnus), ma ritroveremo comunque Cacciatori, nascosti, stregoni..ecc. La particolarità di questo primo libro (sarà una trilogia) è che è ambientato in tutt’altra epoca, ovvero in quella Vittoriana.

    Il libro uscirà in inglese il 31 agosto 2010, ed ecco di che si tratta:

    La vita tranquilla della sedicenne orfana Tessa Gray è gettata nello scompiglio quando suo fratello Nathaniel scompare all’improvviso, lasciandola da sola. La sua ricerca del fratello la porta nel pericoloso e soprannaturale mondo invisibile della Londra vittoriana, dove gli stregoni danno balli in maschera per i Nascosti. Quando Tessa scopre di essere una Nascosta, deve fidarsi dei suoi nemici naturali, gli ammazza-demoni Shadowhunters, se vuole imparare ad usare i suoi poteri e trovare suo fratello. Combattuta tra il bellissimo Will, uno Shadowhunter che non è quello che sembra, e il devoto Jem, che il suo segreto mortale lo sta distruggendo lentamente, Tessa deve attingere a tutte le sue forze per salvare suo fratello e mantenersi in vita in questo nuovo mondo mortale.”

    The Clockwork Angel (previsto per fine agosto 2010) (Sulla copertina c'è raffigurato Will)
    The Clockwork Princess (previsto per settembre 2011) (Sulla copertina verrà raffigurata Tessa)
    The Clockwork Prince (previsto per settembre 2012) (Sulla copertina verrà raffigurato Jem)



    Book Trailer:





    Purtroppo non ne ho trovati in italiano -.-''

    Il Prologo e i primi due capitoli del primo libro:

    SPOILER (click to view)
    Prologo

    Londra, Aprile 1878

    Il demone esplose in una doccia di fluido e interiora. William Herondale fece scattare indietro lo stilo che teneva, ma era troppo tardi. L’acidità del sangue viscido del demone aveva già cominciato a divorare la lama lucente. Allontanò e gettò l’arma che atterrò in una poltiglia sudicia e cominciò a prendere fuoco come un fiammifero bagnato. Il demone, ovviamente, era scomparso, rispedito nel mondo infernale dal quale era uscito, non senza lasciarsi dietro un caos.
    “Jem!” Chiamò Will voltandosi. “Dove sei? Hai visto? Ucciso in un colpo solo. Non male eh?”
    Ma non vi fu risposta all’esclamazione di Will; qualche momento prima, il suo partner cacciatore era proprio dietro di lui nella puzzolente e dismessa strada, a guardargli le spalle. Will era tranquillo, ma ora era solo nell’oscurità. Fece una smorfia di irritazione – era molto meno divertente mostrare qualcosa a Jem se lui non poteva vederla. Lanciò un occhiata dietro di lui in lontananza fino a dove la strada si restringeva in un passaggio che dava nella scura e densa acqua del Tamigi.
    Attraverso una fessura, Will poté scorgere i contorni scuri di una nave galleggiante, una foresta infinita di alberi senza foglie. Ma non c’era Jem; probabilmente era tornato a Narrow Street in cerca di un’illuminazione migliore. Will scrollò le spalle e ritornò da dove era venuto.
    Narrow Street attraversa Limehouse, tra i porticcioli accanto al fiume e i bassifondi che si estendono verso Whitechapel. Era angusta come il nome suggeriva, delineata da magazzini e edifici sbilenchi. In quel momento era deserta; persino gli ubriaconi che venivano dal Grapes all’inizio della strada, avevano trovato un altro posto dove collassare per il resto della notte. A Will piaceva Limehouse, gli piaceva la sensazione di essere sulla cima del mondo, dove le navi partivano ogni giorno per lontani e inimmaginabili porti. Quell’area era una un covo di marinai, e di conseguenza pieno di giochi infernali, tane per fumatori di oppio, e bordelli. Era facile perdersi in un posto come questo. Non gli dispiaceva neppure quell’odore – fumo e corda e catrame, spezie straniere mescolate con il fetore delle acque del Tamigi.
    Cercando su e giù per la strada deserta, strofinò la manica del cappotto sulla faccia, tentando di levarsi il fluido del demone che ancora gli bruciava la pelle. Il tessuto divenne verde e nero. C’era anche un taglio nella parte posteriore della sua mano, un brutto taglio. Poteva usare una runa guaritrice. Una di quelle preferite da Charlotte. Era particolarmente brava a disegnare le rune iratze.
    Una figura venne fuori dall’ombra e si mosse verso Will. Avanzò poi si fermò. Non era Jem, ma piuttosto un poliziotto mondano che indossava un elmetto a campana, un pesante cappotto, e un’espressione interrogativa. Fissò Will, o almeno verso di lui. Nonostante Will fosse abituato, gli sembrava sempre strano che qualcuno lo guardasse come se lui non fosse lì.
    Dentro Will accrebbe l’urgenza di afferrare il manganello del poliziotto e osservarlo poi mentre lo cercava ovunque per capire dove fosse finito, ma ricordò che Jem lo aveva ripreso tante volte quando si comportava a quel modo, e anche se Will non riusciva a comprendere le obbiezioni di Jem, non valeva la pena farlo arrabbiare.
    Il poliziotto scrollò le spalle e sbatté le palpebre oltrepassando Will, poi scuotendo la testa borbottò qualcosa riguardo al fatto che avrebbe smesso di bere gin, se non voleva finire come un pazzo visionario. Will si fece da parte lasciando passare l’uomo, poi si sollevò e la sua voce cominciò a urlare: “James Carstairs! Jem! Dove sei, tu bastardo sleale?”
    Questa volta una risposta lieve arrivò: “Quaggiù. Segui la strega luce.”
    Will si mosse verso il suono della voce di Jem. Sembrava provenire da un’apertura buia tra due magazzini; un leggero luccichio era visibile tra le ombre, come un dardo di luce alla “will-o-the-wisp” (una luce magica associata agli spiriti).
    “Mi hai sentito prima? Quel demone Shax poteva anche uccidermi con quelle tenaglie sanguinose, ma l’ho messo con le spalle al muro in quel vicolo-
    “Si, ti ho sentito.” Il giovane uomo che apparve dall’angolo della stradina era bianco sotto la luce del lampione – più bianco del solito, ed aveva già una carnagione chiara. Aveva il capo scoperto, e questo attirava immediatamente l’attenzione ai suoi capelli. Erano di uno strano color argento, come uno scellino immacolato. Anche i suoi occhi erano argentati, e il suo delicato ma magro viso era spigoloso, la leggera curva dei suoi occhi richiamava l’unico tratto della sua eredità. C’erano macchie scure sul petto della camicia, e le sue mani erano tinte di un denso rosso.
    Will diventò teso. “Stai sanguinando. Che è successo?”
    Jem rassicurò Will: “Non è il mio sangue.” Voltò la testa verso la fine del vicolo dietro di lui. “E’ suo.”
    Will lanciò un occhiata oltre il suo amico, attraverso la fitta oscurità del vicolo. Nell’angolo lontano vi era una figura accasciata, l’unica nell’ombra, ma quando Will guardò meglio, poté riconoscere la figura di una mano bianca, e la ciocca bionda di capelli.
    “Una donna morta?” Chiese Will. “Una mondana?”
    “Una ragazza, veramente. Non più di quattordici anni.”
    A quel punto, Will bestemmiò a gran voce. Jem attese pazientemente che lui finisse.
    “Se solo fossimo arrivati prima” Will disse infine. “Quel sangue di demone-“
    “E’ quella la parte strana. Non penso sia opera di un demone.” Jem si accigliò. “I demoni Shax sono parassiti, un nido di parassiti. Avrebbe potuto trascinare la vittima nella sua tana per deporre uova nella sua pelle mentre era ancora viva. Ma questa ragazza – lei è stata accoltellata ripetutamente. E non credo che quel demone fosse neppure là. Soltanto non c’è abbastanza sangue nel vicolo. Penso sia stata attaccata da qualche altra parte, e si è trascinata fino qui per morire.”
    “Ma il demone Shax-“
    “Ti sto dicendo che il demone Shax non c’entra niente. Forse la stava seguendo, la cacciava per ottenere qualcosa, o qualcuno.”
    “I demoni Shax hanno un olfatto acuto,” ammise Will. “Ho sentito di stregoni warlock che li usano per seguire le tracce degli scomparsi. E comunque sembrava muoversi con un obiettivo.”
    Guardò oltre Jem, all’esile figura accasciata per terra. “Non hai trovato l’arma, vero?”
    “Qui.” Jem estrasse qualcosa dall’interno della sua giacca – un coltello, avvolto da una stoffa bianca. “E’ un tipo di misericord, o una spada angelica. Guarda quanto sottile è la lama.”
    Will la prese.
    La lama era davvero sottile, e terminava in un manico fatto di raffinato osso. Sia la lama che l’impugnatura erano macchiati di sangue secco. Con una smorfia, fece passare il piatto dello stiletto attraverso il consunto tessuto della sua manica, ripulendola fin quando un simbolo, inciso nella lama, divenne visibile. Due serpenti, ognuno dei quali mordeva la coda dell’altro, formando un cerchio perfetto.
    “Uroboro”, disse Jem, avvicinandosi per guardare il coltello. “Uno doppio. Ora, cosa pensi che significhi?”
    “La fine del mondo”, disse Will ancora guardando il pugnale, un piccolo sorriso che traspariva sulla sua bocca, “e l’inizio”.
    Jem si accigliò. “Conosco la simbologia, William. Volevo dire, cosa pensi che voglia significare la sua presenza sullo stiletto?”
    Il vento proveniente dal fiume stava arruffando i capelli di Will; li scacciò via dagli occhi con un gesto impaziente e tornò a studiare il pugnale. “È un simbolo alchemico, non appartiene né agli Stregoni né ai Sotterranei. Questo solitamente significa che è degli esseri umani - il genere degli stupidi mondani che pensano che trafficare con la magia sia il biglietto d’ingresso per ottenere salute e fama”.
    “Il genere che di solito finisce in un mucchio di stracci insanguinati dentro qualche pentagramma”. Jem sembrava truce.
    “Il genere a cui piace aggirarsi di nascosto dalle parti dei Sotterranei della nostra città”. Dopo aver avvolto con attenzione la lama con un fazzoletto, Will la fece scivolare dentro la tasca della sua giacca. “Credi che Charlotte mi lascerà gestire l’investigazione?”
    “Credi che potranno fidarsi di te nei Sotterranei? Gli infernali giochi d’azzardo, le tane del vizio magico, le donne dalle dissolute moralità…”
    Will sorrise nel modo in cui avrebbe sorriso Lucifero pochi istanti prima di cadere dal Paradiso. “Pensi che domani sarebbe troppo presto per iniziare a controllare?”
    Jem sospirò. “Fai quello che vuoi, William. Lo fai sempre”.

    Southampton, Maggio

    Tessa non riusciva a ricordare un tempo in cui non avesse amato il Clockwork Angel. Era appartenuto a sua madre una volta, e sua madre lo indossava quando morì. Dopo l’accaduto era rimasto dentro la scatola di gioielli di sua madre, fin quando sui fratello, Nathaniel, lo tirò fuori per vedere se era ancora funzionante.
    L’angelo non era più grande del roseo dito di Tessa, una piccola statuetta fatta di ottone, con ali bronzee ripiegate non più grandi di quelle di un grillo. Aveva un volto delicato, con le palpebre a mezzaluna chiuse, e mani incrociate su una spada poggiata dinanzi. Una catenella che passava al di sotto delle ali permetteva di indossare l’angelo intorno al collo come un medaglione.
    Tessa sapeva che l’angelo era fatto con meccanismi di orologio perché se lo sollevava all’altezza dell’orecchio poteva sentire il suono dei suoi meccanismi, come il ticchettio di un orologio. Nate aveva esclamato con sorpresa che funzionava ancora dopo così tanti anni, e aveva cercato invano un pomello o una vite, o qualche altro metodo perché l’angelo potesse essere caricato. Ma non c’era nulla da trovare. Con una scrollata di spalle, diede l’angelo a Tessa. Da quel momento non l’aveva più tolto; l’angelo giaceva sul suo petto anche la notte mentre dormiva, e con il suo costante tic-tac-tic-tac era come se fosse il battito di un secondo cuore.
    Adesso lo stava tenendo in mano, stretto tra le dita, mentre la Main proseguiva attraverso altri piroscafi enormi per trovare un posto al porto di Southampton. Nate aveva insistito perché venisse a Southampton invece che a Liverpool, dove arrivavano la maggior parte dei piroscafi transatlantici. Lo aveva richiesto perché Southampton era un posto molto più tranquillo in cui arrivare, così Tessa non riuscì a non essere un po’ delusa da questa prima sua vista dell’Inghilterra. Era tristemente grigia. La pioggia batteva sulle guglie di una chiesa lontana, mentre fumo nero si sollevava dalle ciminiere delle navi e macchiava il cielo già plumbeo. Una folla di persona in abiti scuri e ombrelli in mano, stava presso la banchina del porto. Tessa si allungò per vedere se suo fratello fosse tra loro, ma la nebbia e gli spruzzi della nave erano troppo densi per permetterle di riconoscere qualunque individuo nel dettaglio.
    Tessa rabbrividì. Il vento del mare era freddo. Tutte le lettere di Nate avevano affermato che Londra era bella, che il sole splendeva tutti i giorni. Bè, pensava Tessa, speranzosamente il tempo lì era migliore di quello che era qui, perché non aveva nessun vestito invernale con lei, niente che fosse più pesante di uno scialle di lana appartenuto alla zia Harriet, e un paio di guanti leggeri. Aveva venduto la maggior parte dei suoi vestiti per pagare il funerale di sua zia, assicurata dalla consapevolezza che suo fratello gliene avrebbe comprati altri una volta arrivata a Londra per vivere con lui.
    Si sollevò un grido. La Main, con il suo lucido scafo verniciato di nero che splendeva umido di pioggia, aveva gettato l’ancora, e i rimorchiatori si stavano facendo strada attraverso l’acqua grigia e scura, pronti per trasportare bagagli e passeggeri a riva. I passeggeri si sporsero oltre la nave, chiaramente morenti dalla voglia di sentire la terra sotto i piedi. Era tutto così diverso rispetto la loro partenza da New York. Allora il cielo era blu, e una band di ottoni aveva suonato. Tuttavia, con nessuno lì ad augurarle buon viaggio, non era stata un’occasione allegra.
    Curvando le spalle, Tessa si unì alla folla in procinto di sbarcare. Gocce di pioggia le pungevano la testa e il collo scoperti, come delle punture di piccoli aghi di ghiaccio, e le sue mani, avvolte dai leggeri guanti, erano umidi e bagnati per la pioggia.
    Mentre raggiungeva la banchina, si guardò ansiosamente intorno, cercando di vedere Nate. Erano quasi due settimane che non parlava con anima viva, avendo tenuto quasi tutto per sé a bordo della Main. Sarebbe stato fantastico riavere suo fratello con cui parlare di nuovo.
    Lui non c’era. I moli erano affollati da cataste di bagagli e da ogni tipo di scatole e carichi, c’erano perfino cumuli di frutta e verdure afflosciate che si stavano rovinando sotto la pioggia. Un piroscafo stava partendo alla volta di Le Havre, e vicino a Tessa sciamarono dei marinai completamente bagnati, che stavano gridando in Francese. Cercò di farsi da parte, solo per essere quasi calpestata da una calca di passeggeri prossimi allo sbarco che si stavano affrettando per raggiungere il riparo della stazione ferroviaria.
    Ma Nate non era da nessuna parte.
    “Tu sei Miss Gray?”
    La voce era gutturale, con un forte accento. Un uomo si era mosso per posizionarsi dinanzi a Tessa. Era alto, e indossava un ampio cappotto nero e un alto cappello, l’orlo del quale stava raccogliendo acqua piovana a mo’ di cisterna. I suoi occhi erano singolarmente gonfi, quasi sporgenti, come quelli di una rana, la sua pelle sembrava ruvida come carta vetrata. Tessa dovette sforzarsi di resistere al forte desiderio di scappare via da lui. Ma lui conosceva il suo nome. Chi altro avrebbe conosciuto il suo nome eccetto qualcuno che conosceva anche Nate?
    “Sì?”
    “Mi ha mandato tuo fratello. Vieni con me”.
    “Lui dov’è?” domandò Tessa, ma l’uomo si stava già allontanando. Il suo passo era irregolare, come se zoppicasse per una vecchia ferita. Dopo un momento Tessa raccolse la gonna e si affrettò dietro di lui.
    Serpeggiava tra la folla, procedendo a velocità decisa. La gente sobbalzava di lato, borbottando circa la sua maleducazione mentre si spalleggiava oltre, con Tessa che quasi correva per tenere il passo. Si voltò bruscamente intorno a una pila di scatole, e si fermò davanti un’enorme e lucente carrozza nera. Lettere dorate erano dipinte sulla fiancata, ma la pioggia e la nebbia erano troppo dense affinché Tessa riuscisse a leggerle.
    La porta della carrozza si aprì e ne uscì una donna. Indossava un’enorme cappello piumato che le nascondeva il volto. “Miss Teresa Gray?”
    Tessa annuì. L’uomo dagli occhi gonfi si affrettò per aiutare la donna a scendere dalla carrozza-e poi un’altra donna, che la seguì subito dopo. Ognuna di loro aprì immediatamente un ombrello e lo sollevò, riparandosi dalla pioggia. Dopodiché fissarono i loro occhi su Tessa. Erano una coppia strana, le donne. Una molto alta e magra, con un volto sciupato e ossuto. I capelli senza colore erano raggruppati in uno chignon dietro la testa. Indossava un vestito di brillante seta viola, già schizzato qua e là da macchie di pioggia, e coordinati guanti viola. L’altra donna era bassa e paffuta, con piccoli occhi che affondavano dentro la sua testa; i guanti di un color rosa brillante erano tirati sulle sue mani tanto da farle assomigliare a zampe colorate.
    “Teresa Gray”, disse la più bassa delle due. “Che piacere fare la tua conoscenza finalmente. Io sono Mrs. Black, e questa è mia sorella, Mrs. Dark. Tuo fratello ci ha mandate per accompagnarti a Londra”.
    Tessa – bagnata, infreddolita, e perplessa – strinse fortemente lo scialle bagnato intorno a sé. “Non capisco. Dov’è Nate? Perché non è venuto lui?”
    “E’ stato trattenuto da inevitabili affari a Londra. Mortmain non poteva lasciarlo andare. Comunque ci ha dato un biglietto per te.” Mrs Black tirò fuori un pezzetto di carta arrotolato, già inzuppato di pioggia. Tessa lo prese e lo srotolò per leggerlo. Era una piccola nota da parte di suo fratello che si scusava per non essere potuto venire a prenderla alla nave, e quindi le faceva sapere che si fidava di Mrs. Black e Mrs. Dark -Le chiamo le Sorelle Oscure, Tessie, per ovvie ragioni, e loro sembrano trovare il nome piacevole!- affinché la riportassero in condizioni sicure alla sua casa a Londra. Erano, diceva il suo biglietto, le sue padrone di casa quanto amiche fidate, e avevano la sua più alta raccomandazione.
    Questo la convinse. La lettera era certamente da parte di Nate. Era la sua scrittura, e nessun altro l’aveva mai chiamata Tessie. Inghiottì a fatica e fece scivolare il biglietto nella manica, voltandosi per fronteggiare le sorelle. “Molto bene,” disse, combattendo contro il senso crescente di delusione – era stata così impaziente di rivedere suo fratello. “Chiamiamo un facchino per prendere il mio baule?”.
    “Non c’è bisogno, non c’è bisogno.” Il tono allegro di Mrs. Dark stonava con le sue grigie fattezze ossute. “Abbiamo già provveduto a mandarlo avanti”. Schioccò le dita all’uomo dagli occhi gonfi, che si arrampicò sul sedile del guidatore di fronte la carrozza. Appoggiò una mano sulla spalla di Tessa. “Vieni, piccola. Togliti da sotto la pioggia”.
    Mentre Tessa si mosse verso la carrozza, incoraggiata dalla presa ossuta di Mrs. Dark, la nebbia si diradò, rivelando la lucente immagine dorata dipinta sul fianco della porta. Le parole “Il Pandemonium Club” si arricciavano intricatamente intorno due serpenti che mordevano l’uno la coda dell’altro, formando un cerchio.
    Tessa si accigliò. “Cosa significa?”
    “Niente di cui devi preoccuparti,” disse Mrs. Black, che era già salita dentro, la sua gonna spiegata su uno dei confortevoli sedili.
    L’interno della carrozza era riccamente decorato con sedili di velluto viola che si fronteggiavano l’uno con l’altro, e dorate tende attaccate ai finestrini. Mrs. Dark aiutò Tessa a salire dentro la carrozza, poi si arrampicò dietro di lei. Mentre Tessa si sedeva sul sedile, Mrs. Black si sporse per chiudere la porta dietro sua sorella, lasciando fuori il cielo grigio. Quando sorrise, i suoi denti brillarono nella penombra come se fossero fatti di metallo. “Mettiti comoda, Teresa. Abbiamo una lunga cavalcata davanti a noi”.
    Tessa premette una mano sull’Angelo meccanico che indossava intorno al collo, traendo conforto dal suo ticchettare continuo, mentre la carrozza barcollò in avanti sotto la pioggia.


    SPOILER (click to view)
    La casa oscura

    “Oltre questo luogo di ira e lacrime
    Niente appare oltre all’Orrore e al buio.”

    William Ernest Henley, “Invictus”


    “Le Sorelle desiderano vedervi nelle loro stanze, signorina Gray”
    Tessa posò il libro che stava leggendo sul comodino, e si voltò a guardare Miranda sull’uscio della porta della sua piccola camera, - proprio come faceva alla stessa ora ogni giorno, portando sempre lo stesso messaggio ogni giorno. Tessa avrebbe voluto rispondere di aspettarla nel corridoio, e Miranda avrebbe lasciato la stanza. Dieci minuti dopo sarebbe ritornata e avrebbe detto la stessa identica cosa una seconda volta. E se Tessa non l'avesse obbedientemente seguita dopo pochi di questi tentativi, Miranda l'avrebbe afferrata, mentre scalciava e gridava, e trascinata giù lungo le scale fino alla stanza calda e puzzolente dove le Sorelle la stavano aspettando.
    Era accaduto ogni giorno nella prima settimana che Tessa aveva passato nella Casa Oscura, come era arrivata a chiamare il posto in cui la tenevano prigioniera, finchè Tessa non realizzò che gridare e scalciare non serviva a granché, e che sprecava solamente le sue energie. Energie che doveva conservare per altre cose. “Un momento Miranda” Tessa disse.
    La cameriera mosse avanti e indietro il capo, fece un goffo inchino e uscì dalla stanza, chiudendo la porta dietro di sé.
    Tessa si alzò in piedi, guardando attorno a sé la stanza minuscola che era stata la sua prigione per sei settimane. Era piccola, ricoperta da carta da parati fiorita e poveramente arredata -un semplice tavolo da pranzo con una tovaglia di lino bianco dove consumava i suoi pasti, lo stretto letto di ottone dove dormiva, il lavabo incrinato e la caraffa di porcellana per le sue abluzioni, il vano della finestra dove teneva i suoi libri impilati, e la piccola sedia dove di sedeva ogni sera, per scrivere delle lettere a suo fratello- lettere che sapeva non sarebbero mai state spedite, lettere che teneva nascoste sotto il materasso per non farle trovare dalle Sorelle Oscure.
    Era il suo modo per tenere un diario, e assicurare a se stessa, in qualche modo, che avrebbe rivisto Nate un giorno, e che sarebbe stata in grado di consegnargliele.
    Attraversò la sua stanza fino allo specchio appeso contro la parete e si lisciò i capelli. Le Sorelle Oscure, come infatti sembrava che volessero esser chiamate, non volevano che si presentasse in disordine, anche se non sembravano porre molta attenzione al suo aspetto in un modo o nell’altro- il che era una fortuna, perché il suo riflesso la fece trasalire.
    C’era il pallido ovale del suo viso, dominato dal grigio incupito dei suoi occhi - un viso adombrato senza colori sulle guance o speranza nel suo sguardo. Indossava un serioso vestito nero, stropicciato, che le Sorelle le avevano dato quando era arrivata; il suo baule non l’aveva mai seguita, al contrario delle loro promesse, quindi quello era l’unico pezzo di vestiario che possedeva. Distolse in fretta lo sguardo.
    Non si era mai retratta dalla vista del suo riflesso.
    Nate, col suo aspetto fiero e bello, era quello che in famiglia era riconosciuto per aver ereditato la bellezza di sua madre, ma Tessa era sempre stata perfettamente contenta dei suoi capelli castani e dei suoi occhi grigio chiaro.
    Jane Eyre aveva i capelli castani, come anche molte altre eroine dei romanzi.
    E non era neppure male essere alte - più alte della maggioranza dei ragazzi della sua età, è vero, ma la zia Harriet diceva sempre che finchè una donna portasse bene la sua altezza, sarebbe sempre apparsa regale.
    Nonostante questo, lei non appariva regale ora. Appariva arruffata come uno spaventapasseri. Si domandò se Nate l’avrebbe mai riconosciuta se l’avesse vista in quel momento. A quel pensiero il cuore sembrò farle una capriola nel petto. Nate.
    Era per lui che stava affrontando tutto questo, ma a volte le mancava così tanto che le sembrava di avere ingoiato dei cocci di vetro.
    Senza di lui era completamente sola al mondo. Non c’era nessuno per lei, nessuno a cui potesse importare se era viva o morta.
    Qualche volta l’orrore di quel pensiero sembrava sopraffarla e spingerla in un baratro di oscurità dalla quale temeva di non riuscire a fare ritorno. Se a nessuno nel mondo intero importava qualcosa di te, potevi realmente esistere?
    Il click dello scattare della serratura mise fine bruscamente ai suoi pensieri. La porta si aprì, con Miranda ferma sull’uscio. “E' tempo che mi seguiate ora” disse.”La signora Dark e la signora Black stanno aspettando.”
    Tessa la guardò con avversione. Non riusciva a indovinare quanti anni avesse Miranda. Diciannove? Venticinque? C’era qualcosa senza età nella sua faccia liscia e rotonda. I suoi capelli erano del colore dell’acqua sporca, tirati duramente dietro le orecchie.
    Proprio come il cocchiere delle Sorelle Oscure, i suoi occhi protrudevano come quelli di un rospo e la facevano sembrare permanentemente sorpresa. Tessa pensava che dovevano essere parenti.
    Appena iniziarono a scendere le scale insieme, Miranda che batteva i piedi con il suo passo sgraziato, Tessa strinse fra le mani la catena che teneva al collo, a cui era attaccato l’angelo meccanico. Era un vizio - qualcosa che faceva ogni volta che era costretta ad incontrare le Sorelle Oscure.
    In qualche modo sapere che l’angelo era al suo collo la rassicurava. Lo teneva stretto mentre camminavano pianerottolo dopo pianerottolo. C’erano vari piani di corridoi nella Casa Oscura, anche se Tessa non aveva visto altro che la camera delle Sorelle, l’entrata, le scale e la sua stanza.
    Finalmente raggiunsero i sotterranei, l’aria era afosa e calda e le pareti viscide e spiacevolmente umidicce, ma sembrava che le Sorelle Oscure non ci badassero.
    Il loro ufficio era più avanti, dopo una serie di doppie porte, uno stretto corridoio si allontanava nella direzione opposta, svanendo nell’oscurità. Tessa non aveva idea di dove portasse, ma qualcosa nelle spesse ombre che da lì si espandevano la rendevano felice di non doverlo scoprire.
    La porta dell’ufficio delle Sorelle era aperta. Miranda si precipitò dentro senza esitare, Tessa la seguì riluttante.
    Odiava quella stanza più di qualsiasi altro posto al mondo. Tanto per iniziare,era sempre caldo e umido lì dentro, come una palude, anche quando il cielo fuori era grigio e piovoso. Sembrava che le mura trasudassero umidità, e i tessuti delle sedie e del divano fossero intrisi di fango.
    Ed era anche quello l’odore ,come il porto di Hudson in una giornata calda: acqua, immondizia e fango.
    Le Sorelle erano già lì, come sempre, sedute dietro l’enorme scrivania.Vestite coi loro soliti abiti colorati, la signora Black in un vestito di vibrante rosa salmone e la signora Dark in un blu acceso. Sopra la seta brillantemente colorata, le loro facce sembravano dei palloncini sgonfi e grigi. Entrambe indossavano guanti nonostante il clima torrido della stanza. “Lasciaci sole Miranda” disse la signora Black, mentre rigirava il pesante globo del mappamondo di ottone che tenevano sulla scrivania con le grassoccie dita inguantate.
    Tessa aveva più volte cercato di dare un'occhiata più approfondita al mappamondo – qualcosa nel modo in cui erano rappresentati i continenti le sembrava strano, soprattutto nel centro dell’Europa - ma le Sorelle la tenevano lontana da esso. “E chiudi la porta dietro di te”.
    Miranda, il viso senza espressione, lo fece. Tessa cercò di non lanciare un’occhiata alla porta chiusa dietro di se, che serrandosi impediva l’ingresso alla poca brezza che c’era in quel buco senza aria.
    La signora Dark piegò la testa di lato.”Vieni Theresa” Delle due donne, lei era la più gentile - più disposta a chiedere e a persuadere della sorella, che invece amava convincerla con ceffoni e minacce. “E prendi questo”. Teneva in mano qualcosa: un nastro di tessuto legato con un fiocco,del tipo che usano le ragazze per legarsi i capelli. Era abituata ormai, alle cose che le Sorelle le davano da tenere in mano. Cose che una volta erano appartenute a persone: spille, orologi, gioielli e giocattoli per bambini. Una volta la stringa di uno scarponcino, un’altra un orecchino, macchiato di sangue.
    “Prendilo” ripetè la signora Dark, con una punta di impazienza nella sua voce. “E Cambia”.
    Tessa guardò il nastro. Giaceva fra le sue dita, leggero come l’ala di una falena, mentre le Sorelle la fissavano.
    Le fece ricordare dei libri che aveva letto, storie in cui il protagonista veniva processato davanti al banco del giudice, pregando per un verdetto di innocenza. Anche lei si sentiva sempre sotto processo in quella stanza, senza sapere di quale crimine venisse accusata.
    Si rigirò il nastro fra le dita, ricordando la prima volta che le Sorelle Oscure le avevano dato un oggetto simile- un guanto da donna, con dei bottoncini di perla nel polsino. Le avevano gridato di cambiare, l’avevano schiaffeggiata e percossa, mentre lei ripeteva ancora e ancora con crescente isteria che non sapeva di cosa stessero parlando, che non aveva idea di cosa le stessero chiedendo. Non aveva pianto, anche se avrebbe voluto.
    Tessa odiava piangere, soprattutto di fronte a persone di cui non si fidava. E delle due persone al mondo di cui si fidava, una era morta e l’altra era prigioniera. Glielo avevano detto loro, le Sorelle Oscure, e le avevano anche detto che avevano Nate, e che se non avesse fatto quello che le chiedevano, sarebbe morto.
    Le avevano mostrato il suo anello, quello che era appartenuto a loro padre- ora macchiato di sangue – a dimostrare che dicevano la verità. Non glielo avevano lasciato toccare o prendere in mano e l’avevano subito nascosto quando lei aveva cercato di afferrarlo, ma lo aveva riconosciuto. Era di Nate.
    Dopo ciò aveva fatto tutto quello che le chiedevano. Aveva bevuto la pozione che loro le avevano dato, fatto ore e ore di agonizzanti esercizi, si era sforzata di essere quello che loro volevano lei diventasse.
    Le avevano detto di immaginarsi come un grosso pezzo di creta, in modo da modellarsi e cambiare forma e immagine. Le avevano detto di immedesimarsi con gli oggetti che le davano da tenere in mano, di immaginarli come cose vive e di capire lo spirito che le animava. C’erano volute settimane, e la prima volta che era Cambiata, era stato così doloroso che aveva vomitato ed era svenuta priva di sensi.
    Quando si era svegliata si era ritrovata su una delle sedie fatiscenti dello studio, con un panno umido steso sulla fronte. La signora Dark torreggiava sopra di lei, con la signora Black al suo fianco, il suo alito era acido come l’aceto e i suoi occhi brillavano.
    “Hai lavorato bene oggi,Theresa” aveva detto. “Molto bene.” Quella sera, quando Tessa era tornata nella sua stanza aveva trovato dei doni per lei, due libri nuovi sul comodino. In qualche maniera le sorelle avevano capito che leggere romanzi era la passione di Tessa. C’era una copia di Grandi Speranze e- soprattutto - Piccole donne.
    Tessa aveva abbracciato i libri e da sola nella sua stanza, dove non poteva essere vista, si permise di piangere. Da allora era stato sempre più facile. Cambiare.
    Tessa ancora non capiva cosa accadesse dentro di lei per renderlo possibile, ma aveva memorizzato i passi fondamentali che le Sorelle Oscure le avevano insegnato, nello stesso modo che un cieco impara a memorizzare il numero di passi per arrivare dal letto alla porta della propria stanza. Non sapeva cosa c’era attorno a lei nello strano spazio buio in cui loro le chiedevano di entrare, ma sapeva muoversi al suo interno. Stava concentrandosi su quei ricordi adesso,stringendo forte la presa sul brandello di stoffa rosa che teneva tra le dita.
    Aprì la sua mente e lasciò che l’oscurità calasse su di lei, lasciò che si formasse un legame tra lei e il nastro per capelli e lo spirito che viveva dentro di esso - l’eco del fantasma della persona che un tempo lo aveva indossato - sbrogliando la matassa come un filo dorato che la guidava nell’oscurità. La stanza nella quale si trovava,il caldo soffocante, il fastidioso respiro delle Sorelle Oscure, tutto svanì e seguì il filo,mentre la luce aumentava la sua intensità attorno a lei e la avvolgeva come una coperta. La sua pelle cominciò a scottare e a pizzicare con migliaia di piccole scosse elettriche.
    Quella era sempre stata la parte peggiore all’inizio - la parte che le aveva fatti credere che stava per morire. Ora ci era abituata e lo sopportava stoicamente tremando dalla punta dei capelli alle dita dei piedi.
    L’angelo meccanico attorno la sua gola sembrava ticchettare più forte,come il ritmo del suo cuore accelerato. La pressione dentro la sua pelle iniziò a crescere -Tessa sussultò- e i suoi occhi, prima chiusi, si spalancarono mentre la sensazione cresceva fino all’apice, per poi svanire. Era finito. Tessa sbattè le palpebre freneticamente. Il primo momento dopo la trasformazione era sempre come cacciare via l’acqua dagli occhi dopo aver fatto un bagno. Guardò il suo corpo. Era magro, fragile e il tessuto del suo vestito pendeva libero, trascinandosi sul pavimento ai suoi piedi.
    Le sue mani,strette davanti a sé, erano fini e pallide, con dita screpolate e unghie rosicchiate.
    Mani estranee, aliene. “Come ti chiami?” chiese la signora Black. Si era alzata in piedi e guardava in basso verso Tessa, con occhi slavati e ardenti. Sembrava quasi affamata.
    Tessa non doveva rispondere. La ragazza di cui indossava la pelle rispose per lei,parlando attraverso di lei nel modo in cui gli spiriti parlano attraverso i medium - ma Tessa odiava pensarla in questo modo; la Trasformazione era qualcosa di molto più intimo,molto più terrificante. “Emma” rispose la voce attraverso la bocca di Tessa.
    “Mi chiamo Emma Bayliss signora.”
    “E chi sei tu, Emma Bayliss?” La voce rispose, parole che si articolavano fuori dalle labbra di Tessa, trascinando con sé immagini vivide. Era nata in Cheapside, una di sei fratelli. Suo padre era morto, e sua madre vendeva acqua alla menta da un banchetto nell’East End. Emma aveva imparato a cucire per guadagnare qualche soldino fin da quando era molto piccola. Di notte passava il tempo seduta al piccolo tavolino della cucina,cucendo alla luce della candela di sego. Qualche volta, quando la candela si consumava e non c’erano soldi per comprarne un'altra, andava giù in strada e si sedeva vicino a un lampione a gas, utilizzando quella luce per cucire. “Cosa stavi facendo di notte per strada, la sera in cui sei morta, Emma Bayiliss?” chiese la signora Dark. Stava sorridendo leggermente ora, facendo scorrere la lingua sul labbro inferiore, come se potesse presentire quale sarebbe stata la risposta. Tessa vide un vicolo stretto e buio, avvolto nella nebbia, un ago d’argento che cadeva a terra nella luce gialla del lampione. Dei passi, attutiti dalla nebbia. Mani che uscivano dall’ombra e l’afferravano per le spalle, mani che la trascinavano mentre gridava, nel buio. Ago e filo caddero dalle sue mani, il fiocco per capelli strappato mentre cercava di divincolarsi. Una voce aspra le gridava rabbiosamente qualcosa. E il riflesso argentato della lama di un pugnale, che brillava nell’oscurità e affondava nella sua pelle spruzzando sangue. Il dolore bruciava come fuoco e il terrore come nessun altro che avesse mai sperimentato. Aveva scalciato via l’uomo che la teneva, riuscendo a colpire il pugnale che teneva in mano. Aveva raccolto il coltello ed era scappata via, zoppicando man mano che diventava più debole, il sangue che fuoriusciva velocemente,così velocemente. Si piegò in due in un vicolo,e udì il grido sibilante di qualcosa dietro di sé.Sapeva che la stava seguendo,e sperava di morire prima che la raggiungesse. La Trasformazione si ruppe come una lastra di vetro. Con un grido Tessa crollò in ginocchio, il piccolo nastro strappato le cadde di mano. Erano le sue mani, ora. Emma se ne era andata, una pelle scivolata via. Tessa era di nuovo sola nella sua testa.
    La voce della signora Black sembrava venire da lontano “Theresa? Dov’è Emma?”
    “E' morta” sussurrò Tessa. "Morta nel vicolo,dissanguata”
    “Bene” esclamò soddisfatta la signora Dark. "Ben fatto Theresa. Sei stata molto brava.”
    Tessa non disse nulla. Il davanti del suo vestito era macchiato di sangue, ma non sentiva dolore. Sapeva che non era il suo sangue, non era la priva volta che le capitava. Chiuse gli occhi, la testa che le girava, ordinando a se stessa di non svenire.
    “Avremmo dovuto farglielo fare prima” disse la signora Black.
    “La faccenda della ragazza Bayliss mi preoccupa.” La risposta della signora Dark fu secca. “Non ero sicura che fosse pronta per questo. Ricorda cosa è successo con la donna …Adams.”
    Tessa sapeva esattamente cosa intendeva. Settimane prima era Cambiata in una donna che era morta per un arma da fuoco, un proiettile nel cuore, il sangue era sgorgato sul suo vestito e lei si era ritrasformata immediatamente, urlando di terrore, isterica, finchè le Sorelle non erano riuscite a farle capire che non era davvero ferita.
    “E' migliorata parecchio da allora, non credi sorella?” Disse la signora Black.
    “Tenendo conto di come si comportava all’inizio- non sapeva neanche che cosa era.”
    “Davvero, era assolutamente come creta senza forma” concordò la signora Dark.
    “Abbiamo davvero fatto un miracolo qui. Non vedo come il Maestro possa non essere soddisfatto.”
    La signora Black emise un piccolo sospiro “questo significa - Tu pensi che sia giunta l’ora?”
    “Oh assolutamente, mia cara sorella. E' pronta come non lo è mai stata. E' tempo per la nostra Theresa di incontrare il suo padrone.”
    C’era qualcosa di maligno nella sua voce, un suono così spiacevole che risvegliò bruscamente Tessa dal torpore. Di cosa stavano parlando? Chi era il Maestro? Guardò attraverso le palpebre abbassate la signora Dark tirare il cordone di seta della campana che avrebbe richiamato Miranda per riportare Tessa nella sua stanza. Sembrava che le lezioni fossero finite per oggi.
    “Forse domani” disse la signora Black “o anche stanotte. Quando diremo al Maestro che è pronta, non posso immaginare come non possa correre qui immediatamente.”
    La signora Dark, passeggiando davanti alla scrivania, ridacchiò. “Capisco che non vedi l’ora di essere pagata per il lavoro sorella. Ma Theresa non può essere semplicemente pronta. Deve anche essere presentabile, oltre che abile. Non sei d’accordo?"
    La signora Black, seguendo la sorella, stava mormorando una risposta, che fu interrotta dallo spalancarsi della porta quando Miranda entrò. Aveva sempre la stessa espressione spenta, vedere Tessa piegata sul pavimento e coperta di sangue sembrava non farle nessun effetto. Tessa pensò ancora una volta che doveva aver visto di peggio, in quella stanza.
    “Riporta la ragazza nella sua stanza Miranda.” La rabbia era scomparsa dalla voce della signora Black, molto sbrigativa adesso.
    “Prendi le cose-quelle che ti abbiamo mostrato - e rendila pronta e vestita.”
    “Le cose…che mi avete mostrato?” ripetè Miranda, in tono strano.
    Le sorelle si scambiarono un’occhiata disgustata e si avvicinarono a Miranda, bloccando a Tessa la visione della ragazza.
    Tessa le udì sussurrare e capì qualche parola -“vestita” e “guardaroba” e “Fai quel che puoi per renderla carina”e infine, la cosa che a Tessa parve la più crudele “Non sono sicura che Miranda sia abbastanza intelligente da capire istruzioni di questo tipo, sorella”.
    Rendila carina. Ma a loro cosa importava se appariva carina o no? Quando potevano obbligarla ad apparire come chiunque volessero? A cosa importava loro del suo vero aspetto? E perché il maestro avrebbe dovuto badarci? Eppure il comportamento delle sorelle mostrava che a loro importava. La signora Black uscì dalla stanza, con la sorella al seguito, come facevano sempre.
    Alla porta, la signora Dark si fermò, e guardò Tessa. “Ricorda Theresa” disse “ che questo giorno - stanotte- è quello per cui tutta ti abbiamo preparata.” Si strinse la gonna con le mani scheletriche. “Non deluderci”.
    Lasciarono la porta sbattere dietro di loro. Tessa sussultò al rumore, ma Miranda, come sempre, sembrava completamente apatica. In tutto il tempo passato nella casa Oscura, non la aveva mai visto trasalire, o sorprenderla in una espressione qualsiasi. “Vieni” disse Miranda “Dobbiamo salire le scale ora.” Tessa si alzò lentamente. La sua mente vagava. La sua vita nella casa Oscura era stata orribile, ma ormai aveva capito di esserci quasi abituata. Sapeva cosa aspettarsi, giorno dopo giorno. Sapeva che le Sorelle Oscure la stavano preparando per qualcosa, ma non sapeva cosa.
    Credeva - o vagamente, sperava- che non la avrebbero uccisa. Perchè sprecare tutto quella fatica nell’allenamento, se volevano ucciderla? Ma qualcosa nel tono malvagio della Signora Dark l’aveva spaesata. Qualcosa era cambiato. Avevano raggiunto quello che volevano da lei. Stavano per essere “pagate” Ma per cosa?
    “Vieni” Miranda ripetè ancora “dobbiamo renderti pronta per il Maestro.”
    “Miranda” disse Tessa, parlò piano, come se stesse parlando a un gatto nervoso. Miranda non aveva mai risposto a nessuna domanda di Tessa prima, ma questo non significava che non poteva provarci. ”Chi è il Maestro?” Ci fu un lungo silenzio. Miranda era di fronte a lei, la sua espressione impassibile. Poi, con sorpresa di Tessa, parlò.
    “Il maestro è un grande uomo” disse "sarà un onore per te sposarlo.”
    “Sposarlo?” Replicò Tessa. Lo shock fu così intenso che poteva vedere la stanza più chiaramente ora - Miranda, le macchie di sangue sul pavimento, il pesante mappamondo di ottone sulla scrivania, ancora appoggiato nella posizione in cui la signora Black lo aveva lasciato.
    “Io? Ma – chi è lui?”
    “E' un grande uomo” Miranda ripetè. “Sarà un onore per te.” Si mosse verso Tessa “Devi venire con me ora.”
    “No.” Tessa si allontanò dalla ragazza indietreggiando fino a sentire la schiena urtare dolorosamente contro la scrivania. Si guardò intorno disperata. Poteva correre via, ma non avrebbe mai potuto attraversare la porta con lì davanti Miranda. Non c’erano finestre, né porte che dessero su altre stanze. Se si fosse nascosta dietro la scrivania, Miranda la avrebbe semplicemente trascinata fuori e portata in camera sua. “Miranda ti prego.”
    “Devi venire con me ora.” ripeté Miranda. L'aveva quasi raggiunta.
    Tessa poteva specchiarsi nelle pupille nere degli occhi della ragazza, poteva sentire il debole odore amaro, simile quasi al carbone, che impregnava i vestiti e la pelle di Miranda.
    “Devi-“. Con una forza che non sapeva neanche di possedere, Tessa sollevò il globo di ottone dalla scrivania e vi colpì con tutte le sue forze la testa di Miranda.
    Si scontrò con un rumore stridente. Miranda indietreggiò e poi si raddrizzò. Tessa strillò e abbandonò a terra il mappamondo, mentre fissava l’intera parte destra della faccia di miranda ammaccata come una maschera di carta. Lo zigomo era appiattito, il labbro schiacciato sui denti, ma non c’era sangue, neanche una goccia.
    “Devi venire con me ora” disse Miranda, nello stesso tono che aveva usato fino ad allora. Tessa spalancò la bocca.
    “Devi venire-devi-devi-devi-devi-dddddddddd-“ La voce di Miranda tremava, degenerando in un fiume di parole senza senso. Si mosse verso Tessa piegandosi da un lato in preda a contrazioni e inciampando. Tessa si allontanò dalla scrivania e iniziò ad indietreggiare mentre la ragazza ferita iniziava a agitarsi sempre più veloce.
    Annaspava per la stanza come un ubriaco, ancora tremando e andò a sbattere contro la parete, che sembrò fermarla. Crollò a terra, inerte.
    Tessa raggiunse la porta e uscì nel corridoio, fermandosi solo una volta, appena fuori dalla stanza, a guardarsi indietro. Le sembrò, per un breve momento, che del fumo nero stava sollevandosi dal corpo a terra di Miranda, ma non c’era tempo da perdere a guardare. Tessa si precipitò lungo il corridoio, lasciando la porta spalancata dietro di sé.
    Si precipitò sulle scale, inciampò, si strappò la gonna e urtò dolorosamente un ginocchio su un gradino. Gridò e si tirò su, fino al primo pianerottolo, dove imboccò il corridoio. In fondo a questo si vedeva una curva che scompariva nell’oscurità. Come iniziò a percorrerlo, vide che era costellato di porte. Si ferò un attimo a cercare di aprirne una, ma era chiusa a chiave, e così era la seconda e le altre ancora.
    Un'altra scala portava giù alla fine del corridoio. Tessa le scese e si ritrovò in un ingresso. Sembrava che un tempo fosse stato grandioso -il pavimento era di marmo macchiato e crepato, e alte finestre su entrambi i lati erano celati da pesanti tende. Un poco di luce entrava da una fessura, illuminando una enorme porta d’ingresso.
    Il cuore di Tessa sobbalzò. Cercò la maniglia, la girò e aprì la porta. C’era una stradina lastricata davanti a lei, con file di case su ogni lato.
    L’odore della città colpì Tessa come un’esplosione - era così tanto che non respirava l’aria di fuori. Era quasi buio e il cielo si stava tingendo di blu scuro nel crepuscolo, oscurato da lembi di nebbia.
    In lontananza udì delle voci, urla di bambini che stavano giocando, il rumore degli zoccoli dei cavalli.
    Ma qui la strada era quasi deserta, eccetto che per un uomo, appoggiato su un muro vicino a un lampione, leggendo il giornale alla sua luce.
    Tessa si precipitò verso l’uomo e l’afferrò per la manica “La prego signore-se può aiutarmi-“ L’uomo si girò e la guardò.
    Tessa trattenne un urlo. La sua faccia bianca come la cera era pallida come lo era stata la prima volta che l'aveva vista, al molo di Southampton. I suoi occhi sporgenti le ricordarono quelli di Miranda, e i suoi denti brillarono metallici quando sorrise. Era il cocchiere delle Sorelle Oscure.
    Tessa iniziò a correre, ma era ormai troppo tardi.

    Fonte: http://shadowhunters.forumcommunity.net/?t=41483731#lastpost


    SPOILER (click to view)
    L’inferno è freddo

    Tra due mondi aleggia la vita come una stella,
    nelle pieghe di notte e mattino, sul punto dell’orizzonte.
    Quanto poco sappiamo su chi siamo!
    Quanto ancor meno di quello che potremmo essere!
    -Lord Byron, Don Giovanni

    “Stupida ragazzina!”
    La signora Black sputò fuori le parole, mentre stringeva i nodi che legavano Tessa alla testiera del letto.
    “Cosa credevi di ottenere scappando via in quel modo? Dove pensavi di poter andare?”
    Tessa non disse niente, fissando la parete.
    Si rifiutava di far vedere alla signora Black e alla sua terribile sorella quanto fosse prossima alle lacrime, o quanto le dolessero i nodi che le stringevano i polsi e le caviglie legandola al letto.
    “È completamente insensibile all’onore che le è stato offerto” disse la signora Dark, in piedi davanti all’uscio della porta, come se volesse assicurarsi che Tessa non potesse liberarsi dei nodi e scappare via attraverso di essa.
    “È disgustoso.”
    “Abbiamo fatto tutto quello che potevamo per renderla pronta per il Maestro.” Disse la signora Black sospirando.
    “È un vero peccato aver avuto a che fare con una creta così dura da lavorare, nonostante il tuo talento. È sciocca e meschina”
    “Davvero.” Rispose la sorella.
    “Non riesce a capire quello che potrebbe succedere a suo fratello se cercasse di disobbedirci di nuovo? Possiamo anche fargliela passare liscia questa volta, ma la prossima…” Sussurrò attraverso i denti, un suono che fece rizzare i capelli sulla nuca di Tessa.
    “…Nathaniel non sarà così fortunato”
    Tessa non poteva sopportare oltre, anche se sapeva che non avrebbe dovuto parlare, per non dar loro soddisfazione, non riuscì a trattenersi.
    “Se mi aveste detto chi è il Maestro e che cosa vuole da me…”
    “Vuole sposarti piccola stupida.” La signora Black finì di stringere i nodi e fece un passo indietro per ammirare il suo lavoro.
    “Vuole darti tutto”
    “Ma perché?” Tessa sussurrò. “Perché io?”
    “Per il tuo dono” rispose la signora Dark. “Per quello che sei e per quello che puoi fare, per quello che noi ti abbiamo insegnato a fare. Dovresti esserci grata.”
    “Ma mio fratello.” Le lacrime bruciavano dietro gli occhi di Tessa.
    Non piangerò, non piangerò, non piangerò ripeteva a sé stessa. “Mi avevate detto che se avessi fatto tutto quello che mi chiedevate lo avreste lasciato andare…”
    “Una volta che avrai sposato il Maestro, lui ti darà tutto quello che desideri. E se questo è tuo fratello, lui ti esaudirà.” Non c’era rimorso o emozione della voce della signora Black.
    La signora Dark ridacchiò. “Lo so quello che sta pensando. Sta pensando che se potrà ottenere tutto quello che vuole, chiederà di vederci morte”.
    “Non sprecare le tue energie neanche immaginando la possibilità.”
    La signora Black afferrò Tessa per il mento. “Abbiamo stipulato un contratto di ferro con il Maestro, non ci potrà mai fare del male, neanche se lo desiderasse. Ci ha dato tutto, in cambio di averti.”
    Si fece più vicina, tramutando la voce in un sussurro.”Lui ti voleva in salute e intatta. Se non fosse per questo, ti avrei picchiata a sangue. Se oserai disobbedirci di nuovo, ignorerò i suoi desideri e ti frusterò, fino a quando non ti si staccherà la pelle. Hai capito?”
    Tessa voltò il viso verso il muro.

    C’era stata una notte, a bordo del Main, mentre passavano Newfoundland, in cui Tessa non riusciva a dormire. Era salita sul ponte per prendere una boccata d’aria, e aveva visto nel mare notturno il fulgore di enormi montagne luccicanti -Icebergs,come le aveva spiegato un marinaio che passava di lì; frammenti di enormi lastre di ghiaccio del nord che si staccavano a causa dell’acqua più calda.
    Scivolavano lentamente sull’acqua nera, come torri di una candida città sommersa.
    Tessa pensò che non aveva mai visto niente di più rappresentativo della solitudine in vita sua.
    Non aveva neanche iniziato a pensare alla solitudine, ora lo sapeva.
    Una volta che le Sorelle se ne furono andate, Tessa scoprì che non aveva più voglia di piangere. La pressione che sentiva dietro gli occhi era scomparsa, sostituita da una sorda sensazione di vuota disperazione.
    La signora Dark aveva ragione, se Tessa avesse potuto chiedere di vederle morte, lo avrebbe fatto.
    Provò a tirare la corda che le legava i polsi e le caviglie al letto. Non si smosse.
    I nodi erano stretti, stretti abbastanza da affondarle nella carne e provocarle un terribile formicolio nelle mani e nei piedi, come se venissero pizzicati da migliaia di aghi.
    Aveva pochi minuti, stimò, prima che le sue estremità morissero del tutto.
    Una parte di lei- e non una parte piccola- voleva smetterla di combattere,voleva giacere lì inerte, fino a quando il Maestro non fosse venuto a prenderla.
    Il cielo stava già diventando scuro fuori dalla finestra, non poteva volerci ancora molto.
    Forse voleva davvero sposarla. Forse le avrebbe realmente dato tutto quello che voleva.
    Improvvisamente sentì la voce di zia Harriet nella sua testa:
    Quando troverai un uomo che ti vuole sposare,Tessa, ricorda questo: Potrai sapere che tipo di uomo è non da quello che dice, ma da quello che fa.
    Zia Harriet aveva ragione, senz’altro.
    Nessun uomo che lei avrebbe voluto sposare la avrebbe lasciata trattare come una prigioniera e una schiava, imprigionando suo fratello, e facendola torturare in nome del suo talento. Era un inganno e un trucco.
    Dio solo sapeva che cosa voleva il Maestro da lei, una volta che la avesse avuta nelle sue mani. E se era qualcosa a cui Tessa sarebbe sopravissuta, era certa che presto avrebbe preferito la morte.
    Dio! Che inutile talento era, il suo. Il potere di cambiare aspetto? Se solo avesse avuto il potere di far prendere fuoco alle cose, o di spezzare il metallo, o di far crescere delle lame sulle sue dita al posto delle unghie! O se solo avesse avuto il potere di rendersi invisibile, o di rimpicciolirsi nelle dimensioni di un topo-
    Si bloccò immediatamente. Era così immobile che poteva udire il ticchettio dell’angelo meccanico contro il suo petto. Non aveva bisogno di rimpicciolirsi fino alle dimensioni di un topo no? Tutto quello che doveva fare era rimpicciolirsi tanto da permettere ai nodi attorno ai suoi polsi di allentarsi.
    Era possibile per lei Trasformarsi in qualcuno per una seconda volta,senza toccare nulla che fosse appartenuto a quella persona-se si era già trasformata in quella persona in passato. Le Sorelle glielo avevano insegnato. Per la prima volta, era felice di qualcosa che la avevano forzata a imparare.
    Schiacciò la schiena contro il materasso sforzandosi di ricordare. La strada, la cucina, il movimento dell’ago, la luce gialla dei lampioni a gas.
    La voleva, voleva la Trasformazione a tutti i costi. Come ti chiami? Emma, Emma Bayliss…
    La trasformazione la investì come un treno, quasi togliendole il fiato-rimodellando la sua pelle, riformando le sue ossa. Ricacciò indietro un urlo e inarcò la schiena-
    Era fatta. Sbattendo le palpebre, Tessa fissò il soffitto, poi si voltò osservando i suoi polsi e le corde attorno ad essi. Erano le sue mani, quelle di Emma, fini e fragili. La corda si era allentata intorno ai suoi piccoli polsi.
    Tessa liberò trionfalmente le mani e si sedette, strofinandosi i segni rossi che la corda aveva lasciato sulla sua pelle. Le sue caviglie erano ancora legate. Si piegò in avanti e le sue dita lavorarono velocemente sui nodi. A quanto sembrava la signora Black sapeva fare i nodi meglio di un marinaio. Le sue dita erano insanguinate e dolenti mentre scioglievano la corda, che cadde a terra mentre lei balzava in piedi.
    I capelli di Emma erano così fini che erano scivolati via dalla molletta appuntata sulla nuca di Tessa. Se li cacciò impazientemente dietro le spalle e si liberò di Emma, lasciando che la Trasformazione la scacciasse via da lei, finché scorrendo i capelli fra le sue dita li sentì di nuovo folti e familiare al tatto.
    Un rumore dietro di sé la fece voltare. Il pomello della porta della sua stanza stava girando, torcendosi su e giù freneticamente come se la persona dall’altra parte stesse avendo difficoltà ad aprirla.
    La signora Dark, pensò. La donna era tornata, per frustarla a sangue.
    Tornata, per consegnarla al Maestro.
    Tessa corse attraverso la stanza, sollevò la brocca di porcellana dal lavabo e si nascose di fianco alla porta, la brocca così stretta tra le sue dita da farne impallidire le nocche.
    Il pomello girò; la porta si aprì. Nell’oscurità tutto quello che Tessa poté vedere era la sagoma di qualcuno che entrava nella stanza. Si lanciò in avanti,scagliando la brocca con tutte le sue forze-
    La sagoma si mosse veloce come una frusta, ma tuttavia non abbastanza veloce; la brocca colpì il suo braccio teso prima di volare dalle mani di Tessa per andare a infrangersi contro la parete opposta. L’estraneo urlò, mentre una pioggia di cocci rotti volava sul pavimento. L’urlo era inconfondibilmente maschile. E tale fu anche il fiume di imprecazioni che lo seguirono.
    Lei indietreggiò, cercando di raggiungere la porta-ma si era richiusa, e per quanto cercasse di girare il pomello, quello non si muoveva.
    Una luce accecante esplose nella stanza, come un astro nascente. Tessa si voltò, cacciando via le lacrime dagli occhi-e poi guardò.
    C’era un ragazzo davanti a lei. Non poteva essere tanto più grande di Tessa- diciassette anni, o forse diciotto. Indossava quello che le parve una divisa da operaio-Una blusa nera sfilacciata, pantaloni e degli strani stivali. Non indossava la giacca, e una cinghia di cuoio si incrociava zigzagando dalla cintura fino al petto . Attaccate alla cinghia c’erano delle armi –pugnali e coltelli infoderati, e delle cose che sembravano lame di ghiaccio. Nella mano destra teneva salda una pietra luminosa – brillava,riempiendo la stanza di quella luce che aveva quasi accecato Tessa.
    L’altra mano-snella e affusolata-stava sanguinando sul dorso dove aveva colpito la caraffa.
    Ma non fu questo che la fece rimanere a bocca aperta. Aveva il più bel viso che Tessa avesse mai visto. Spettinati capelli neri e occhi azzurri come il vetro. Eleganti zigomi, una bocca piena e lunghe, folte ciglia.
    Perfino la curva della sua gola era perfetta. Appariva come Tessa aveva sempre immaginato apparisse qualsiasi eroe dei suoi romanzi. Anche se non si sarebbe mai immaginata uno di loro mentre la malediceva agitando contro il suo viso una mano insanguinata con fare accusatorio.
    Sembrò accorgersi che lo stava fissando, perché all’improvviso si fermò.
    “Mi hai tagliato” disse. La sua voce era gentile, Britannica. Molto tranquilla. Si guardò la mano con interesse critico. “Potrebbe essermi fatale.”
    Tessa lo guardò spalancando gli occhi. “Siete il Maestro?”
    Lui appoggiò la mano sul fianco. Il sangue scorreva su di esso gocciolando sul pavimento.
    “Povero me, è una massiccia perdita di sangue. La morte potrebbe essere imminente.”
    “Siete voi il Maestro?”
    “Maestro?” La guardò, leggermente sorpreso dalla sua veemenza.
    “Significa ‘esperto’ in latino non è vero?”
    “Io…”Tessa si sentiva sempre di più come intrappolata in uno strano sogno.
    “Credo di si”.
    “Io sono esperto in molte cose nella mia vita. So destreggiarmi nelle vie di Londra, danzare la quadriglia, so eccellere nell’arte giapponese delle composizioni floreali, mentire alle sciarade, occultare i sintomi di una forte ubriacatura, deliziare giovani donzelle con il mio fascino…” Tessa lo fissava.
    “Ma ahimè” proseguì, “nessuno si è mai riferito a me come ‘maestro’ e neppure come ‘mastro’. Quel che è peggio…”
    “Siete in preda ad una forte ubriacatura in questo momento?” Tessa intendeva la domanda in tutta la sua serietà, ma realizzò nel momento stesso che le parole vennero fuori dalla sua bocca che potevano suonare offensive- o peggio, ammiccanti. Sembrava troppo ben fermo sulle gambe per essere davvero ubriaco, in ogni modo. Aveva visto Nathan sbronzo abbastanza volte da riuscire a capire la differenza. Forse era semplicemente pazzo.
    “Molto diretta. Ma suppongo che tutti voi Americani lo siate, non è così?” Il ragazzo sembrava divertito. “Sì, il tuo accento ti tradisce. Come ti chiami quindi?”
    Tessa lo guardò incredula. “Come mi chiamo?”
    “Non sai il tuo nome?”
    “Voi-voi piombate qui nella mia stanza, mi spaventate quasi a morte e ora mi chiedete come mi chiamo? Quale è il vostro nome piuttosto! E chi diavolo siete ad ogni modo?”
    “Il mio nome è Herondale” il ragazzo disse allegramente. “William Herondale, ma tutti mi chiamano Will. È davvero la tua stanza?Non molto accogliente non è vero?”
    Si spostò verso la finestra, fermandosi a esaminare la pila di libri sul comodino e poi il letto. Sfiorò con una mano la corda legata alla testiera. “Dormi spesso legata al letto?”
    Tessa sentì le guance andare in fiamme e si stupì, date le circostanze, di essere ancora in grado di arrossire.
    Doveva dirgli la verità? Era possibile che fosse davvero lui il Maestro? Tuttavia nessuno che avesse avuto un aspetto simile avrebbe mai avuto bisogno di legare al letto le ragazze per convincerle a sposarlo.
    “Tieni, prendi questa” le diede la sua pietra luminosa.
    Tessa la prese, quasi aspettandosi di scottarsi le dita, ma era fredda al tatto.
    Nel momento che la strinse nel palmo, la sua luce tremolò leggermente.
    Guardò verso di lui sgomenta, ma lui non le badò e lanciò un occhiata fuori dalla finestra, apparentemente indifferente.
    “è un peccato che siamo al terzo piano. Io potrei sopportare il salto, ma probabilmente per te sarebbe fatale. No, dobbiamo passare per la porta e cercare una via di uscita nella casa.”
    “Passare attraverso-cosa?” Tessa, che si sentiva sprofondata in uno stato confusionario, scosse la testa. “Non capisco”.
    “Come puoi non capire?” Indicò i suoi libri. “Tu leggi i romanzi. Ovviamente, io sono qui per salvarti, non sembro un po’ Sir Galahad ?” Sollevò le braccia con fare drammatico.
    “La mia forza è come la forza di dieci, Perché il mio cuore è puro-“
    Qualcosa echeggiò, lontano nella casa -il suono di una porta che sbatteva.
    Will disse una parola che Sir Galahad non avrebbe mai detto, e si scostò dalla finestra con un balzo. Atterrò con una smorfia, e guardò mestamente la sua mano ferita.
    “La curerò più tardi, vieni…” la guardò intensamente, con sguardo interrogativo.
    “Miss Gray” disse lei precipitosamente “Miss Theresa Gray”
    “Miss Gray” ripetè lui. “Vieni con me, dunque, Miss Gray.”
    Si mosse veloce verso la porta,cercò il pomello e lo girò con forza-
    Non successe nulla.
    “Non funziona,” disse lei. “La porta non può essere aperta dall’interno.”
    Le labbra di Will si piegarono in un ghigno feroce. “Non può eh?”
    Portò la mano alla sua cintura, cercando uno degli oggetti legati ad essa.
    Scelse quello che sembrava un bastoncino lungo e sottile, fatto di un materiale argentato. Vi appoggiò la punta sulla porta e iniziò a disegnare. Sottili spirali nere venivano fuori dalla estremità del cilindro, emettendo un rumore sibilante mentre si muoveva sulla superficie di legno, come se l’inchiostro si sprigionasse da solo dalla sua punta.
    “State disegnando?” Tessa domandò. “Non capisco proprio come questo possa-”
    Ci fu un rumore, come di vetro che si infrangeva. Il pomello, senza venire toccato, iniziò a girare-veloce,sempre più veloce, e la porta si spalancò, una nuvola di fumo si alzava dalla serratura.
    “Ora capisci,” disse Will, e mettendo via lo strano oggetto, fece segno a Tessa di seguirlo. “Andiamo.”
    Inspiegabilmente, lei esitò, guardando indietro nella stanza che era stata la sua prigione per quasi due mesi. “I miei libri-“
    “Te ne procurerò degli altri” La spinse nel corridoio davanti a lui, e si tirò dietro la porta chiudendola dietro di sé. Dopo averle afferrato il polso, la trascinò lungo il corridoio voltando in un angolo. Qui c’erano le scale che aveva così tante volte disceso insieme a Miranda. Will fece gli scalini due a due tirandosela dietro.
    Dal piano di sopra Tessa udì un grido. Era inequivocabilmente la signora Dark.
    “Hanno scoperto la tua fuga” disse Will. Avevano raggiunto il primo pianerottolo, e Tessa rallentò il passo-solo per essere trascinata avanti da Will,che non sembrava intenzionato a fermarsi.
    “Non stiamo andando verso la porta principale?”domandò lei.
    “Non possiamo. L’edificio è circondato. Ci sono file e file di carrozze davanti all’entrata, sembra che io sia arrivato in un momento inaspettatamente eccitante.”
    Riprese a scendere le scale, con Tessa che lo seguiva. “Sai che cosa stavano tramando le Sorelle Oscure per questa notte?”
    “No.”
    “Ma tu stavi aspettando qualcuno chiamato il Maestro no?”
    Erano arrivati nei sotterranei, dove le pareti intonacate cedevano bruscamente il posto alla pietra grezza. Senza la lanterna di Miranda, era molto buio. Furono investiti da un’ondata di calore. “Per l’Angelo! Sembra di stare nel nono cerchio dell’Inferno qua sotto-“
    “Il nono cerchio dell’Inferno è freddo,” disse Tessa automaticamente.
    Will la fissò. “Cosa?”
    “Nell’Inferno di Dante” gli disse. “Gli Inferi sono freddi. Ricoperti di ghiaccio.”
    Lui la fissò per un altro, lungo momento. Gli angoli sella sua bocca si piegarono, quindi le lasciò la mano. “Dammi la stregaluce.” Alla sua espressione confusa fece un verso di impazienza. “La pietra. Dammi la pietra.”
    Nel momento in cui la sua mano si chiuse sulla pietra, la luce divampò di nuovo da essa, irradiandosi fra le sue dita. Per la prima volta, Tessa notò che aveva dei segni disegnati sul dorso della sua mano, come tracciati con inchiostro nero. Assomigliavano ad un occhio aperto. “E per quanto riguarda la temperatura dell’Inferno, Miss Gray” disse, “Lascia che ti dia una dritta. L’affascinante giovane che sta cercando di salvarti da un crudele destino, non si sbaglia mai. Nemmeno se dicesse che il cielo è viola e pieno di porcospini”.
    È davvero matto, Tessa pensò, ma non lo disse, era troppo terrorizzata dal fatto di trovarsi davanti all’enorme porta dello studio delle Sorelle Oscure.
    “No!” gli afferrò la mano, tirandolo indietro. “Non da quella parte. Non ci sono uscite. È un vicolo cieco.”
    “Vedo che continui a contraddirmi.” Will si girò e prese l’altra strada,addentrandosi nel corridoio che tessa aveva sempre temuto. Deglutendo rumorosamente,lo seguì.
    Il corridoio si restringeva man mano che proseguivano, i muri sempre più pressanti da ciascun lato.
    Il calore era ancora più intenso qui, facendo arricciare i capelli di Tessa e appiccicandoli al suo collo e alle sue tempie. L’aria era pesante e quasi irrespirabile.
    Per un po’ camminarono in silenzio, finchè Tessa non ce la fece più. Doveva chiederglielo, anche se la risposta probabilmente sarebbe stata un no.
    “Mr.Herondale,”disse “è stato mio fratello a mandarla a cercarmi?”
    Temeva quasi che lui le rispondesse con qualche commento malevolo, invece si voltò guardandola con curiosità. “Non ho mai sentito parlare di tuo fratello” disse lui, e lei sentì una punta di delusione crescerle nel petto. Sapeva che non poteva essere stato Nate a mandarlo-Avrebbe saputo il suo nome in quel caso,no?-ma faceva male lo stesso. “Ed escludendo gli ultimi dieci minuti, Miss Gray, non avevo mai sentito parlare neanche di te. Sto eseguendo un’indagine su una ragazza morta, da quasi due mesi. È stata assassinata, lasciata a morire dissanguata in un vicolo. Stava scappando da… qualcosa.” Il corridoio era arrivato ad una biforcazione, e dopo una pausa, Will prese la via di sinistra. “C’era un pugnale di fianco a lei, coperto di sangue. Con un simbolo inciso sopra. Due serpenti,ciascuno che mordeva la coda dell’altro.”
    Tessa trasalì. Lasciata a morire dissanguata in un vicolo. C’era un pugnale di fianco a lei. Sicuramente il corpo era quello di Emma. “è lo stesso simbolo che è disegnato sulla fiancata della carrozza delle Sorelle Oscure -Beh,è così che chiamo la signora Dark e la signora Black sapete-“ .
    “Non sei l’unica a chiamarle così,” disse Will. “L’ho scoperto investigando su quel simbolo. Devo aver portato quel coltello in almeno un centinaio di tane di Nascosti ,cercando qualcuno che potesse riconoscerlo. Offrendo una ricca ricompensa in cambio di informazioni, casualmente il nome delle Sorelle Oscure è arrivato alle mie orecchie.”
    “tane di Nascosti?” ripeté Tessa confusa “Cosa sono? Dei locali di Londra?”
    “Lascia perdere” disse Will. “Sto elogiando le mie prodezze investigative e preferirei non essere interrotto. Dov’ero rimansto?”
    “Il pugnale-“Tessa si interruppe quando una voce riecheggiò lungo il corridoio, stridula, sdolcinata e inconfondibile.
    “Miss Gray” Era la voce della signora Dark. Sembrava insinuarsi tra le pareti come una spirale di fumo. “Oh,Miss Gray dove sei?”
    Tessa raggelò. “Oddio,devono aver raggiunto-“
    Will le riagguantò il polso e iniziarono a correre, la stregaluce nell’altra mano proiettava uno strano schema di luci ed ombre sulle pareti di pietra mentre si precipitavano lungo il contorto corridoio. Il pavimento degradava in una discesa,la pietra si faceva sempre più liscia e umida, man mano che l’aria diveniva sempre più calda. Era davvero come se si stessero calando nell’inferno stesso, mentre le voci delle Sorelle Oscure echeggiavano lungo le pareti.”Miss Graaaaay! Non ti faremo scappare, lo sai. Non ti puoi nascondere! Ti troveremo, tesoro. Lo sai che lo faremo.”
    Will e Tessa svoltarono in un angolo, e proseguirono per un breve tratto-il corridoio finiva in una alta porta di metallo.
    Lasciando Tessa, Will si gettò contro di essa. Questa si spalancò, e Will finì all’interno, subito seguito da Tessa, che si girò per richiudersi la porta alle spalle.
    Era troppo pesante per le sue forze, e dovette spingere la sua schiena contro di essa per riuscire finalmente a chiuderla.
    L’unica illuminazione della stanza era la pietra luminosa di Will, che brillava tenue come brace ardente tra le sue dita.
    Lui la sollevò nel buio, come un riflettore su un palcoscenico, mentre sporgendosi sopra di Tessa cercava di serrare la porta. Il chiavistello era pesante e incrostato di ruggine, e stando così vicina a lui Tessa poteva sentire la tensione del suo corpo, mentre forzava il catenaccio fino a inserirlo faticosamente nella serratura.
    “Miss Gray?” le era addosso, la schiena di lei schiacciata contro la porta chiusa.
    Poteva sentire il ritmo galoppante del suo cuore-o era il suo cuore? La strana illuminazione diafana che di irradiava dalla pietra illuminava l’angolo affilato dei suoi zigomi, il sudore luccicante sulla sua clavicola. Anche lì c’erano dei marchi, notò, che risalivano dal colletto sbottonato della sua camicia-uguali al marchio sulla sua mano, scuri e spessi, come se qualcuno li avesse disegnati sulla sua pelle con l’inchiostro.
    “Dove siamo?” sussurrò lei. “Siamo al sicuro?”
    Senza rispondere lui si scostò, alzando in alto la mano destra. Quando la sollevò la luce ridiventò intensa, illuminando la stanza.
    Erano in una specie di cella, anche se molto ampia. I muri, il pavimento, il soffitto erano di pietra, il pavimento degradava verso uno scolo centrale.
    C’era solo una finestra, molto in alto su una parete. Non c’erano porte, eccetto quella da cui erano entrati. Ma non fu questo a mozzare il respiro a Tessa.
    Quel posto era un mattatoio. Dei lunghi tavoli di legno attraversavano la stanza. C’erano dei corpi abbandonati su di essi-corpi umani,nudi e pallidi. Ognuno aveva un’incisione nera a forma di Y sul petto, e le teste ciondolavano dal bordo del tavolo, i capelli delle donne si trascinavano sul pavimento come rampicanti.
    Nel tavolo centrale c’erano pile di coltelli e strumenti macchiati di sangue-ingranaggi di rame, meccanismi di ottone e seghetti argentati con denti affilati.
    Tessa si portò una mano alla bocca, soffocando un grido.
    Sentì il sapore del sangue nel momento in cui si morse le nocche delle dita. Will non sembrò accorgersene; era pallido in volto, e si guardava intorno, mormorando qualcosa sottovoce, che Tessa non poté udire.
    La porta di metallo tremò con un rumore di schianto, come se qualcosa di pesante fosse stato gettato contro di essa. Tessa abbassò la mano sanguinante e gridò. “Mr.Herondale!”
    Lui si voltò, mentre la porta tremava di nuovo. Una voce risuonò dall’altra parte di essa: ”Miss Gray! Vieni fuori e non ti faremo alcun male!”
    “Mentono” disse subito Tessa.
    “Oh, credi davvero?” chiese Will mettendo nella domanda quanto più sarcasmo fosse umanamente possibile. Mise in tasca la strega luce e saltò sul tavolo centrale, quello coperto di macchinari insanguinati. Si chinò e afferrò un ingranaggio di rame apparentemente molto pesante,soppesandolo nella sua mano.
    Gemendo per lo sforzo, lo gettò verso la finestra; il vetro si infranse e Will gridò. “Henry, un po’ di assistenza per favore! Henry!”
    “Chi è Henry?” Tessa domandò, ma in quel momento la porta vibrò una terza volta, e delle sottili crepe apparsero nel metallo. Chiaramente, non avrebbe retto ancora a lungo. Tessa si avvicinò al tavolo e prese un arma, praticamente a caso-era un seghetto dai denti arrugginiti, tipo quelli che i macellai usano per tagliare le ossa. Si girò su sé stessa, stringendolo, quando la porta si spalancò.
    Le Sorelle Oscure erano sulla porta-La signora Dark alta e ossuta come un rastrello, nel suo vestito giallo limone, e la signora Black, paonazza, gli occhi ridotti a due fessure.
    Delle scintille blu le circondavano, come piccoli fuochi artificiali.
    Il loro sguardo cadde su Will -che, ancora in piedi sul tavolo, aveva sfoderato una delle sue spade di ghiaccio dalla cintura- per andare a finire su Tessa.
    La bocca della signora Black,una linea rossa nella sua faccia pallida,si stirò in un sorriso.

    “Piccola Miss.Gray”Disse. “Dovresti pensare di più e correre di meno. Ti avevamo detto che cosa sarebbe successo se fossi fuggita di nuovo…”
    “E allora fatelo! Frustatemi a sangue. Uccidetemi. Non mi interessa!” gridò Tessa, e fu felice di notare che le Sorelle rimasero interdette, alla sua reazione; era sempre stata troppo terrorizzata per alzare la voce contro di loro prima, “Non vi permetterò di consegnarmi al Maestro! Preferisco morire! “
    “Che inaspettata lingua lunga che hai, mia cara,” disse la signora Black. Con deliberazione si sfilò un guanto dalla mano destra, e Tessa vide per la prima volta la sua mano nuda. La pelle era grigia e rugosa,come il mantello di un elefante, le sue unghie lunghi artigli neri. Sembravano affilati come coltelli. La signora Black fece un sorriso tirato verso di Tessa. “Forse se te la strappassi impareresti le buone maniere”.
    Si mosse verso di Tessa -e fu bloccata da Will, che saltò giù dal tavolo intromettendosi tra le due. “Malik” esclamò, e la sua spada di ghiaccio si illuminò come una stella.
    “Togliti di mezzo piccolo Cacciatore,” disse la signora Black. “E porta le tue Spade Angeliche con te .Questa non è la tua battaglia.”
    “Ti sbagli su questo.” Will strinse gli occhi “Ho sentito qualcosa su di voi, mia signora. Voci che corrono fra i Nascosti come un fiume di nero veleno. Si dice che voi e vostra sorella paghiate profumatamente in cambio di corpi umani, e che non vi importi più di tanto di come questi siano arrivati a diventare cadaveri.”
    “Tanto trambusto per qualche mondano.” La signora Dark ridacchiò e si avvicinò ad affiancare la sorella, in modo che Will, con la sua spada fiammeggiante, si ritrovò tra Tessa e le due donne. “Non abbiamo alcun motivo di contrasto con te Shadowhunter, a meno che tu non ce ne fornisca uno. Hai invaso il nostro territorio infrangendo gli Accordi. Potremmo denunciarti al Clave-“

    “Dal momento che il Clave disapprova i trasgressori, incredibilmente prenderà ancora peggio la notizia di gente decapitata e scuoiata. Sono davvero strani a volte,” disse Will.
    “Gente?” sputò fuori la signora Dark. “Mondani. A voi non vi importa di loro molto più di quanto importi a noi.” Quindi spostò lo sguardo verso Tessa. “Lui ti ha detto che cosa è in realtà? Non è umano-“
    “Senti chi parla,” disse Tessa con voce tremante.
    “E lei ti ha detto che cosa è lei?” Domandò la signora Black a Will. “Ti ha parlato del suo potere? Di quello che può fare?”
    “Se posso azzardare un ipotesi,” rispose Will, “Direi che ha qualcosa a che fare con in Maestro.”
    Lo sguardo della signora Dark si fece sospettoso. “Tu sai del Maestro?”poi guardò Tessa. “Ah,capisco. Sai solo quello che lei ti ha raccontato. Il Maestro, mio piccolo ragazzo-angelo, è più pericoloso di quanto tu possa mai immaginare. E ha atteso così a lungo per qualcuno con l’abilità di Tessa. Potresti persino dire che è stato lui, l’artefice della sua nascita-“
    Le sue parole furono inghiottite da un boato assordante, mentre l’intera parete est della cella crollava all’interno.
    Era come la caduta delle mura di Jericho, disegnata sul vecchio libro illustrato di storie Bibliche di Tessa.
    Un momento prima il muro era lì, e quello subito dopo non c’era più; c’era un gigantesco buco rettangolare al suo posto, avvolto da vorticose nuvole di polvere di gesso.
    La signora Dark emise un urlo acuto, e sollevò la sua gonna con le mani ossute.
    Chiaramente non si sarebbe mai aspettata che la parete franasse, tanto quanto non se lo aspettava Tessa.
    Will afferrò la mano della ragazza e la spinse verso di sé, riparandola con il suo corpo mentre dal cielo piovevano pezzi di pietra e intonaco. Come le sue braccia la circondarono, udì la signora Black urlare.
    Tessa si girò nell’abbraccio di Will, cercando di vedere cosa stava succedendo. La signora Dark era in piedi, indicando con un tremante dito inguantato il buco nero nella parete.

    La polvere aveva iniziato a diradarsi -abbastanza da permettere alle figure che si muovevano verso di loro attraverso la breccia di iniziare lentamente a prendere forma. I contorni di due figure umane diventarono visibili; ognuna teneva in mano una spada, e ogni spada brillava della stessa luce bianco-azzurra di quella di Will. Angeli, Tessa pensò,ma non disse nulla. Quella luce,così brillante –che cosa altro potevano essere?
    La signora Black gridò e si buttò in avanti. Protese le mani e delle scintille esplosero dalle sue dita come fuochi d’artificio.
    Tessa sentì qualcuno gridare –un grido molto umano- E Will, lasciando Tessa, ruotò su sé stesso, muovendo rapido la spada incandescente verso la signora Black. La lama sibilò nell’aria,e andò a conficcarsi nel suo petto.
    Urlando e contorcendosi, la donna si sbilanciò all’indietro e cadde, crollando su uno degli orribili tavoli, che si spaccò sotto il suo peso in un fiume di sangue e schegge di legno.
    Will sorrise. Non era un sorriso piacevole. Si voltò verso di Tessa. Per un momento si fissarono, silenziosamente attraverso lo spazio che li separava-poi i suoi compagni lo circondarono, due uomini in scure divise attillate, che brandivano spade scintillanti e si muovevano così velocemente che la visuale di Tessa faceva fatica a metterli a fuoco.
    Tessa indietreggiò verso il muro opposto, cercando di evitare il caos del centro della stanza, mentre la signora Dark, ululando imprecazioni, teneva a bada i suoi nemici con le scintille incandescenti di energia che volavano dalle sue dita come pioggia infernale.

    La signora Black giaceva immobile sul pavimento, colonne si fumo nero si alzavano dal suo corpo,come se stesse bruciando dall’interno.
    Tessa si mosse verso la porta aperta che dava sul corridoio-e una mano la afferrò aggredendola alle sue spalle. Tessa strillò divincolandosi, ma le mani che le circondavano le braccia erano forti come l’acciaio. Girò la testa da un lato e conficcò i denti nella mano che le stringeva il braccio destro. Qualcuno gridò e la lasciò andare; voltandosi, vide un uomo alto, con un ammasso di capelli rossi e spettinati, che la fissava con un’ espressione di rimprovero, la mano sanguinante stretta al suo petto. “Will!” gridò. “Will, mi ha morso!”
    “Davvero,Henry?” Will, divertito come suo solito, appariva come uno spirito, evocato nel caos di fumo e fiamme.
    Dietro di lui, Tessa poteva vedere l’altro dei suoi compagni, un muscoloso ragazzo bruno, che stava tenendo ferma una recalcitrante signora Dark.

    La signora Black era una gobba figura scura sul pavimento.
    Will sollevò un sopraciglio nella direzione di Tessa. “è cattiva educazione mordere,” la informò. “è scortese, sai. Non te lo ha mai detto nessuno?”
    “è scortese anche agguantare le signore alle spalle senza essersi prima presentati,” Tessa disse stizzita. “Non te lo ha mai detto nessuno?”
    L’uomo dai capelli rossi che Will aveva chiamato Henry agitò la sua mano sanguinante con un sorriso di scuse. Aveva un viso simpatico, pensò Tessa; si sentiva quasi in colpa per averlo morso.
    “Will! Attento!” gridò il ragazzo bruno. Will si voltò mentre qualcosa volava per aria, mancando per un pelo la testa di Henry, e schiantandosi sul muro dietro di Tessa. Era un grosso ingranaggio d’ottone, e colpì la parete con tanta forza da rimanerci incastrato come un coltello gettato in un impasto per dolci.
    Tessa si girò- e vide la signora Black avanzare verso di loro, i suoi occhi ardenti come brace nella sua faccia grinzosa. Nere lingue di fuoco divampavano attorno all’elsa della spada che la trapassava da parte a parte.
    “Dannazione-“ La mano di Will cercò l’elsa di un'altra spada appesa alla sua cintura. “Pensavo che avessimo messo quella cosa al tappeto-“
    Scoprendo i denti, la signora Black si lanciò. Will riuscì a farsi da parte, ma Henry non fu così veloce. L’urto lo sbatté a terra. Aggrappandosi come una zecca,la signora Black gli montò addosso, ringhiando, i suoi artigli affondarono nelle sue spalle mentre gridava.
    Will si mosse rapido, con un’altra spada nella sua mano. Sollevandola, gridò “Uriel!” ed essa divampò improvvisamente nella sua presa,come una torcia infuocata. Tessa cadde all’indietro contro il muro, mentre la lama si muoveva sibilando. La signora Black si voltò, con gli artigli sguainati, cercando di fermarlo - E la spada le recise di netto la gola. Completamente mozzata, la testa cadde rotolando sul pavimento, mentre Henry, gridando di disgusto, e ricoperto di sangue nerastro, si scrollava di dosso i resti del corpo gettandolo ai suoi piedi.
    Un urlo terribile rimbombò nella stanza.” “Noooo!”
    Il grido proveniva dalla signora Dark. Il ragazzo bruno la lasciò andare con un urlo improvviso mentre un fuoco ceruleo usciva dalle sue mani e dai suoi occhi.

    Gridando di dolore, il ragazzo cadde da una parte, mentre lei si liberava dalla sua presa avanzando verso Will e Tessa.
    Gli occhi della signora Dark bruciavano come delle torce scure. Stava sibilando qualcosa in un linguaggio che Tessa non aveva mai sentito.
    Assomigliava allo scoppiettio delle fiamme. Sollevando una mano, la donna lanciò quello sembrava un lampo di luce verso Tessa. Con un grido Will le si parò davanti, la spada scintillante sguainata. Il lampo si riflesse sulla lama e andò a colpire uno dei muri di pietra, che si illuminò di uno strano bagliore.
    “Henry” gridò Will, senza voltarsi, “Porta Miss Gray in un posto sicuro-presto-“

    La mano morsicata di Henry si appoggiò sulla spalla di Tessa, mentre la signora Dark lanciava un altro lama di luce verso di lei. Perché sta cercando di uccidere me? Tessa pensò irrigidita. Perché non Will? Henry la spinse davanti a sé, mentre altra luce si infrangeva sulla spada di Will, riflettendosi in una dozzina di schegge scintillanti .Per un istante Tessa si fermò a guardare, catturata dall’improbabile bellezza dello spettacolo-poi sentì Henry gridare, dicendole di buttarsi a terra, ma era troppo tardi.
    Una delle schegge infuocate aveva colpito la sua spalla, con incredibile forza. Fu come venire colpita da un treno in corsa. Venne strappata dalla presa di Henry, sollevata per aria e gettata all’ indietro. La sua testa sbatté contro il muro, con una forza accecante. Fu in grado di riconoscere la risata stridula della signora Dark solo per poco,prima che il mondo scomparisse del tutto.

    Fonte: http://shadowhunters.forumcommunity.net/?t=41746131


    Qui le prime 100 pagine: http://pages.simonandschuster.com/cassandr...sandra_Clare_FB -------> ma consiglio di leggerle a solo chi sa leggere l'inglese perchè sono in inglese.




     
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    per me maggio sarò un mese benedetto dal cielo *_* oltre l'urlo della notte, voglio anche questo bellissimo libro della Clare :occhioniii:
     
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  4. >tOrN<
     
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    anche questo aggiunto alla lista... maggio che bel mese fruttuoso!!!! :porcelin:
     
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  5. debomarru
     
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    Mi è piaciuta molto la serie Shadowhunters non posso non comprare il prequel!!!!! Maggio quando arrivi???
     
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  6. Lady-Gio
     
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    che bello non vedo L'ora!!!!! ho letto la trilogia tutta d'un fiato ed è bellissima :occhioniii: :occhioniii:
     
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    l'uscita del libro è stata posticipata al 7 giugno....

    ma noi abbiamo una sorpresa x voi amanti di questa saga.... verrà pubblicata domani sul nostro blog: http://romanticamentefantasy.blogspot.com/
     
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  8. **Vale**
     
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    Interessante *-* però non ho capito bene...è una trilogia di prequel? xD
     
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    la cover definitiva:



    e qui trovate il giveaway:

    http://romanticamentefantasy.blogspot.com/...hunters-le.html
     
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  10. Roxen_my
     
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    AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!! NON VEDO L'ORA CHE ESCAAAAAAAAAA!!!!!!! MA IO LA AMO A CASSANDRA CLARE!!!!! <3 :nananana:
     
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  11.  
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    @ Roxen_my Prima di postare dovresti presentarti nella sezione benvenuti, questa è una regola del Forum, grazie.
     
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    Avete tempo fino a domani per partecipare al giveaway e provare a vincere la copia messa in palio dalla Mondadori! Martedì ovvero il giorno dell'uscita in libreria verrà fatta l'estrazione del vincitore! Link diretto: http://romanticamentefantasy.blogspot.com/...hunters-le.html
     
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  13. Anjelique
     
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    mmm.. devo recuperarmi ancora questa saga... annoto pure questo libro allora :D
     
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  14.  
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    Finito di leggere ieri sera, è una lettura scorrevole e interessante, nonostante nessuno dei protagonisti mi sia piaciuto molto. Non che non siano bei personaggi, ma ognuno di loro manca di quella caratteristica che lo rende speciale, almeno per me. Per quanto la trama non mi sia dispiaciuto, anzi l'ho trovata intrigante e ben scritto, e il cattivo di turno molto ben celato, non sopporto il fatto che non ci sia un finale, il fatto che sia una trilogia, non giustifica un libro che finisce con una simile frase

    Perchè non mi dici qual è il problema?


    a questo punto potevano anche mettere.... e la scritta continua. Io faccio tantissime saghe, ma per quanto siano sequenziali,mi piace che il capitolo della storia descritta da quel volume, abbia una fine anche se parziale. Per quanto il mio giudizio sia abbastanza positivo, le domande senza risposte a mio avviso sono un po troppe.


    PS. Dato che non esiste una libreria Giunti dalle mie parti, e io ormai l'avevo ordinato da quello dove mi servo abitualmente, chiedo a qualcuna delle ragazze che è riuscita a comprare l'edizione speciale se può mandarmi un messaggio privato in cui farmi un piccolo riassunto di qualsiasi cosa ci sia in più in questa benedetta edizione, oppure se è così importante da giustificare l'acquisto online del suddetto. Grazie a chiunque mi risponderà.
     
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  15. - Raffy -
     
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    CITAZIONE (lucia63 @ 11/6/2011, 14:52) 
    PS. chiedo a qualcuna delle ragazze che è riuscita a comprare l'edizione speciale se può mandarmi un messaggio privato in cui farmi un piccolo riassunto di qualsiasi cosa ci sia in più in questa benedetta edizione, oppure se è così importante da giustificare l'acquisto online del suddetto. Grazie a chiunque mi risponderà.

    Da quel che ho letto io ci saranno 2000 copie del libro in edizione speciale, contenenti una particolare lettera di Will aggiuntiva.

    Fonte:
     
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32 replies since 31/1/2011, 20:34   5317 views
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